Un aiuto al territorio dal pollo all’aperto

Per avere la carne migliore è necessario allevare bene gli animali. È la regola a cui si è sempre ispirata Amadori per garantire ai consumatori l’elevata qualità dei suoi prodotti. Così l’azienda ha fatto del controllo dell’intera filiera una scelta strategica. “Operare in una filiera integrata -spiega Francesca Amadori, responsabile corporate communication- rappresenta il punto di forza su cui si fonda da sempre la nostra politica aziendale volta a garantire ai nostri animali una crescita ottimale e offrire ai consumatori prodotti eccellenti. La nostra filiera è integrata, italiana e gestita con impegno e professionalità. Tutte le fasi del ciclo produttivo sono attentamente controllate: il nostro sistema di tracciabilità interno garantisce, infatti, sicurezza e qualità per ogni nostro prodotto. Tutto questo significa proporre al consumatore alimenti freschi e di qualità certificata: in ogni fase della filiera ricerchiamo le migliori tecnologie e le modalità operative più efficaci, che nascono da oltre 50 anni di esperienza sul campo. Le attività lungo la filiera integrata sono, inoltre, certificate da enti terzi indipendenti”.

Negli ultimi tre anni il Gruppo Amadori ha investito circa 170 milioni di euro e per i prossimi cinque anni è impostato un piano ambizioso che mira alla crescita, con investimenti complessivi per 200 milioni per rispondere alle nuove esigenze del mercato. Investimenti significativi per un Gruppo che ha chiuso il 2017 con un fatturato di 1,2 miliardi di euro. Amadori avvia l’allevamento dei polli all’aperto già nel 2001. Il progetto parte con la trasformazione di sei allevamenti tradizionali chiusi in strutture con aperture a vasistas verso l’esterno. Oggi gli allevamenti sono oltre 100 tutti ubicati nella provincia di Foggia con un piano di ulteriore sviluppo. “Per l’allevamento del pollo all’aperto -afferma Fabio Mecca, responsabile progetto Il Campese e pollo biologico Amadori- è necessario un clima adeguato: mite e poco umido in inverno, caldo e secco in estate. Dopo un’attenta ricerca, abbiamo identificato nella provincia di Foggia l’habitat migliore”.

L’allevamento all’aperto riguarda il pollo Il Campese, uno dei prodotti premium dell’azienda, e da quest’anno anche il biologico. Tutti gli allevamenti sono costruiti in moduli standard, con soluzioni tecniche d’avanguardia e possono essere gestiti dall’allevatore anche da remoto. “La produzione del pollo Il Campese -aggiunge Fabio Mecca- è effettuata nel rispetto del Regolamento Europeo n. 543/2008 che fissa i criteri per l’allevamento all’aperto. Tutti gli allevamenti sono certificati da Csqa che verifica l’applicazione dei parametri previsti”. Il focus principale è naturalmente sul benessere animale. Ogni animale ha a disposizione un mq di prato-pascolo, gli animali devono aver la possibilità di uscire all’aperto per almeno metà della loro vita (a partire dal 28°giorno), la densità all’interno dell’allevamento non deve superare i 13 capi per mq, nella fase finale l’alimentazione deve contenere almeno il 70% di cereali, gli animali non possono essere macellati prima del 56esimo giorno di vita. Inoltre, per scelta di Amadori, il mangime è esclusivamente vegetale e privo di Ogm.

Il Campese può razzolare liberamente dall’alba al tramonto, in parchi recintati, tutti gli allevamenti sono dotati di parchetti di almeno 21.000 mq di superficie, con un prato di loietto e trifoglio alessandrino (o similari). Per ombreggiare le strutture e gli animali ogni box è circondato da circa 100 gelsi. Alla fine di ogni ciclo di allevamento è obbligatorio rimuovere la lettiera dell’allevamento (costituita da paglia che viene riutilizzata come concime) e della polvere, così come è obbligatorio un lavaggio generale, comprese le attrezzature. Allo stesso modo deve essere effettuata la disinfezione e la disinfestazione per ridurre al minimo la presenza di batteri, virus, parassiti, insetti e roditori. È previsto anche un vuoto sanitario di alcuni giorni prima dell’inserimento di altri pulcini per evitare ogni possibile contaminazione tra i diversi cicli di allevamento. Inoltre, sono previste visite e controlli settimanali da parte del Servizio tecnico veterinario e visite giornaliere ai singoli capannoni da parte dell’allevatore.

“Il progetto Il Campese -conclude Fabio Mecca- si è rivelato un’ottima opportunità per l’integrazione del reddito di numerosi agricoltori pugliesi e un buon sostegno al sistema socioeconomico locale. In 16 anni diverse famiglie sono arrivate a possedere già più di un capannone, spesso uno per ogni figlio. Il progetto rappresenta del resto un sostegno al territorio in grado di offrire un’alternativa a colture ormai sempre meno redditizie come il grano”.

Severità biologiche

Gli allevamenti dedicati alla produzione di carni biologiche sono soggetti a regole ancora più severe e quindi più attente al benessere animale (la materia è regolata dal Reg. Ce n. 889/2008). Per esempio, lo spazio all’aperto a disposizione degli animali è maggiore, è minore la densità dei capi all’interno del capannone, tutta l’alimentazione degli animali risulta di origine biologica e il ciclo di vita dell’animale è più lungo (almeno 81 giorni).

La leva del fotovoltaico

Lo step successivo è l’ulteriore diffusione degli impianti fotovoltaici sul tetto dei capannoni (già presenti in alcune strutture) in modo da rendere gli allevamenti sempre più autosufficienti dal punto di vista energetico e contribuire a ridurre il loro impatto ambientale. Gli allevatori sono legati ad Amadori con un contratto di soccida, in pratica l’azienda è proprietaria degli animali, fornisce i pulcini e i mangimi e si occupa dei controlli sanitari. Inoltre, aiuta gli allevatori nel disbrigo delle pratiche burocratiche, nell’ottenimento dei mutui e nella risoluzione dei problemi pratici legati all’allevamento. L’allevatore riceve un premio per ogni kg di carne consegnato ad Amadori ed è proprietario dell’impianto: ogni capannone rende all’allevatore circa 35.000 euro l’anno.

Massimo Gianvito

Un aiuto al territorio dal pollo all’aperto - Ultima modifica: 2020-02-24T09:00:53+00:00 da Redazione Meat