Lombardia. Qui si cerca carne di qualità

“La carne è come una barretta energetica ricca di nutrienti ad alto assorbimento -spiega Laura Di Renzo, docente di Nutrizione clinica all’Università degli studi di Roma Tor Vergata-, che fornisce nell’immediato tanti elementi necessari alla crescita, allo sviluppo, al mantenimento, alla difesa e alla riparazione del nostro corpo”. L’intervento a difesa del consumo carneo è avvenuto nel corso del convegno La carne: un alleato per la salute, organizzato a Milano da Coldiretti Lombardia e Consorzio lombardo produttori carne bovina.

Secondo Coldiretti Lombardia la carne rossa è in tavola più di una volta la settimana per oltre un lombardo su due e in Lombardia ci sono circa settemila stalle a indirizzo produttivo da carne, con più di 300mila bovini e una produzione annua di oltre 300mila tonnellate. Tra gennaio e settembre 2018 – spiega Coldiretti Lombardia su dati Ismea- la spesa delle famiglie italiane per le carni bovine è cresciuta del 3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In Italia si assiste a una svolta verso la qualità con il 45% degli italiani che privilegia la carne proveniente da allevamenti nazionali, il 29% che sceglie carni locali e il 20% quelle a marchio Dop, Igp o con altre certificazioni di origine.

“Sulla carne -afferma Paolo Voltini, vicepresidente di Coldiretti Lombardia- è fondamentale fornire al consumatore una corretta informazione, per consentirgli scelte consapevoli; un obiettivo da perseguire nell’interesse di tutta la filiera, dalla stalla alla tavola”. Le carni nazionali sono più sane perché magre, non trattate con ormoni e ottenute spesso nel rispetto di rigidi disciplinari di produzione che assicurano il benessere e la qualità dell’alimentazione degli animali. “Il nostro obiettivo – sottolinea Primo Cortelazzi, presidente del Consorzio lombardo produttori carne bovina- è offrire al mercato carne di qualità, per questo puntiamo a una maggiore sostenibilità della filiera. Siamo in parte avvantaggiati perché il nostro consorzio rappresenta allevatori di media intensità e questo consente un rapporto diretto con il territorio e una maggiore salvaguardia dell’ambiente. Cerchiamo, per esempio, di valorizzare le razze italiane; in passato si preferivano gli animali di origine straniera soprattutto quelli francesi, anche perché era più conveniente. Facciamo formazione continua ai nostri associati cercando di sensibilizzarli su temi come il benessere animale, un argomento che poi ha delle ricadute dirette sulla qualità della carne e, quindi, anche della salute umana. Per questo spingiamo a un limitato uso dei trattamenti farmacologici e vogliamo portare i nostri associati verso l’etichettatura volontaria che indica con esattezza l’intero ciclo di vita dell’animale, dalla stalla al punto vendita passando per la lavorazione: gli allevatori italiani producono carni di qualità, un percorso oneroso e faticoso ma che è nostro interesse fare conoscere ai consumatori”.

Nonostante tutto questo, però, la carne è vittima di fake news, sebbene non esista alcuno studio che provi come sia dannoso per la salute mangiarla anche in piccole quantità. Oppure si dice che la carne sia piena di ormoni. In realtà, il loro utilizzo è vietato in Italia da 40 anni e in Europa da 35, a differenza di quanto avviene altrove, come per esempio in Nord America. Nel nostro Paese la sicurezza delle carni è garantita da una normativa rigorosa e da un sistema sanitario tra i più strutturati a livello internazionale, grazie a circa 4.500 veterinari che quotidianamente eseguono ispezioni e controlli non solo sul prodotto finito, ma su tutta la filiera. “In Italia esistono molti più controlli, soprattutto nel settore veterinario, rispetto agli altri Paesi europei -afferma Francesco Greco, procuratore capo di Milano e componente del Comitato scientifico Osservatorio Agromafie-. Anche perché le dimensioni dei nostri allevamenti sono decisamente inferiori rispetto a quelli stranieri che quindi tendono a usare molto di più i farmaci, comportamento che mal si concilia con la salute dei consumatori. Avere più controlli da un lato potrebbe penalizzare il costo della nostra produzione ma, dall’altro lato, dovrebbe portare a valorizzare quello che viene prodotto. È evidente che se la carne italiana subisce un tale numero di controlli, è una carne più sicura e più buona di quella che è prodotta altrove. Inoltre, si tratta di un prodotto molto più aderente alle esigenze del consumatore di oggi. La carne italiana è più sicura e questo deve essere l’elemento di distinzione su cui puntare”.

Massimo Gianvito

Lombardia. Qui si cerca carne di qualità - Ultima modifica: 2020-04-29T09:00:52+00:00 da Redazione Meat